Come preparare la tua azienda alla fine dei cookie di terza parte: strategie di first-party data e soluzioni di marketing nel 2025

Come preparare la tua azienda alla fine dei cookie di terza parte: strategie di first-party data e soluzioni di marketing nel 2025

Perché la fine dei cookie di terza parte cambia davvero le regole del gioco

Da anni sento ripetere che “i cookie moriranno”, ma il 2025 segna davvero un punto di non ritorno: tra le decisioni di Google Chrome, le pressioni regolatorie (GDPR, ePrivacy) e la crescente diffidenza degli utenti, i cookie di terza parte stanno scomparendo dal toolkit del marketing digitale.

Per chi, come me, osserva queste dinamiche da vicino, è chiaro che non si tratta solo di un cambiamento tecnico: è un cambio di paradigma. Le aziende che continueranno a ragionare come se il mondo fosse ancora basato su audience comprate tramite terze parti rischiano di trovarsi senza ossigeno. Quelle che invece costruiranno un patrimonio di first-party data solido, strutturato e rispettoso della privacy avranno un vantaggio competitivo enorme.

In questo articolo voglio condividere come sto vedendo le aziende più mature prepararsi a questo scenario e quali strategie e soluzioni di marketing considero davvero utili per il 2025.

Cosa significa davvero “fine dei cookie di terza parte”

Prima di parlare di soluzioni, preferisco chiarire un punto spesso frainteso. I cookie non spariscono del tutto: a sparire, o comunque a ridursi drasticamente, sono i cookie di terza parte, cioè quelli installati da domini diversi dal sito che l’utente sta visitando.

Questi cookie erano la base di:

  • profilazione cross-sito (seguire l’utente da un sito all’altro);
  • retargeting aggressivo (gli annunci che ti “inseguono” ovunque);
  • misurazione centralizzata da parte di network pubblicitari;
  • modelli di attribuzione multi-touch basati su tracciamento esterno.
  • I cookie di prima parte (first-party), invece, rimangono: sono quelli impostati direttamente dal tuo sito o dalla tua app, per gestire login, preferenze, analisi delle visite, personalizzazione di contenuti. Il cambio di prospettiva è evidente: non posso più affidarmi a terzi per conoscere il mio cliente, devo costruire io il rapporto diretto e i dati che lo descrivono.

    Perché i first-party data diventano il vero asset strategico

    Quando ascolto i CMO parlare di budget 2025, noto sempre più un passaggio chiaro: meno spesa “a pioggia” su piattaforme che promettono target miracolosi, più investimento nella propria infrastruttura dati.

    I first-party data hanno alcune caratteristiche che li rendono centrali:

  • sono raccolti direttamente dall’azienda, con un rapporto diretto con l’utente;
  • sono più affidabili e aggiornabili nel tempo;
  • possono essere arricchiti e unificati con diverse fonti interne (CRM, e-commerce, app, customer care);
  • sono, se gestiti correttamente, più conformi alle normative sulla privacy.
  • In pratica, invece di comprare audience impersonali, costruisco nel tempo una base conoscitiva proprietaria sui miei clienti e prospect. È un cambio radicale, che però richiede metodo, tecnologia e una visione che vada oltre la singola campagna.

    Audit: capire da dove parti e cosa rischi di perdere

    Ogni trasformazione seria inizia con una diagnosi. Quando parlo con aziende che vogliono prepararsi alla fine dei cookie di terza parte, parto quasi sempre da tre domande:

  • Quanto del tuo marketing attuale dipende da cookie di terza parte (retargeting, lookalike, programmatic, affiliate)?
  • Che qualità hanno oggi i tuoi first-party data (completezza, pulizia, aggiornamento, consenso)?
  • Che strumenti usi per raccoglierli, unificarli e attivarli (CRM, CDP, DWH, strumenti di automation)?
  • Da queste risposte costruisco insieme all’azienda una sorta di mappa di rischio e di opportunità. In molti casi mi accorgo che esiste già un patrimonio di first-party data sottoutilizzato: database CRM non allineati, form raccolti negli anni, registrazioni a eventi, log di e-commerce, ticket di supporto. Il problema non è tanto la quantità, quanto la frammentazione.

    Le fondamenta: infrastruttura di dati e consenso

    Per affrontare il 2025 non basta “mettere un banner cookie più bello”. Serve un lavoro più profondo, che in genere tocca almeno tre livelli.

    1. Governance del consenso

    Qui entra in gioco la scelta di una Consent Management Platform (CMP) seria, integrata con il tuo sito, le tue app e i tuoi strumenti di marketing. La CMP deve permettermi di:

  • gestire in modo granulare le finalità (analytics, marketing, personalizzazione…);
  • li>offrire un’esperienza chiara e comprensibile all’utente;

  • registrare la prova del consenso e delle modifiche nel tempo;
  • sincronizzare i consensi con le diverse piattaforme che utilizzo.
  • La logica non è più “accetta tutto e andiamo”, ma “spiega, chiedi, rispetta”. E, sorprendentemente, questo non significa per forza perdere tracciamento: se il valore percepito è chiaro, molti utenti accettano di condividere i propri dati.

    2. Data warehouse o CDP come “casa” dei tuoi dati

    Il secondo pilastro è avere un luogo unico dove convergono i dati di prima parte: CRM, e-commerce, app mobile, sistemi di ticketing, punti vendita fisici. Alcune aziende scelgono un classico data warehouse, altre una Customer Data Platform (CDP).

    Al di là delle etichette, l’obiettivo è:

  • unificare le identità (capire che “Mario Rossi” nell’e-commerce è lo stesso “mario.rossi@email” iscritto alla newsletter);
  • costruire profili cliente arricchiti (dati anagrafici, comportamentali, transazionali);
  • creare segmentazioni attivabili in modo dinamico sui diversi canali di marketing.
  • Personalmente, vedo le aziende più avanzate muoversi verso soluzioni che combinano un data warehouse “aperto” (tipo BigQuery, Snowflake, Redshift) con una CDP focalizzata sull’attivazione marketing.

    3. Integrazioni e flussi di dati automatizzati

    Raccogliere dati non basta: devo farli circolare. Qui entrano in gioco:

  • strumenti di integrazione (ETL/ELT, iPaaS come Zapier, Make, Workato);
  • connettori nativi tra CRM, CDP, piattaforme di adv, strumenti di email e SMS;
  • pipeline automatiche che aggiornano segmenti e punteggi (scoring) in tempo quasi reale.
  • L’obiettivo è chiaro: ridurre al minimo i silos, aggiornare i dati in modo continuo, avere una “versione unica della verità” sul cliente.

    Strategie pratiche di raccolta di first-party data nel 2025

    Una volta messe le fondamenta, la domanda che mi viene posta più spesso è: “Come faccio ad aumentare davvero i first-party data senza rovinare l’esperienza utente?”. Qui vedo funzionare alcune strategie concrete.

    Value exchange chiaro e immediato

    L’utente condivide volentieri dati se capisce cosa ottiene in cambio. Alcuni esempi che vedo performare bene:

  • contenuti premium accessibili solo dopo registrazione (white paper, report di settore, webinar);
  • programmi fedeltà realmente vantaggiosi (punti, sconti, accesso anticipato ai saldi);
  • esperienze personalizzate (configuratori di prodotto, consigli su misura, checklist scaricabili);
  • quiz e assessment che restituiscono un risultato utile all’utente, non solo all’azienda.
  • Registrazione progressiva (progressive profiling)

    Chiedere tutto subito è un errore che vedo spesso. Preferisco una logica a step:

  • al primo contatto, solo email e consenso base;
  • successivamente, dati aggiuntivi tramite sondaggi brevi, aggiornamenti profilo, test;
  • ogni nuova richiesta di dato è legata a un beneficio concreto (contenuto, sconto, funzionalità).
  • In questo modo, il profilo si arricchisce nel tempo, senza creare frizione iniziale.

    Integrazione tra online e offline

    Per chi ha punti vendita fisici, eventi, fiere, il 2025 è l’anno in cui collegare seriamente offline e online:

  • raccolta dati in cassa con iscrizione rapida a programmi fedeltà;
  • QR code in store che portano a contenuti o promozioni in cambio di registrazione;
  • badge digitali per eventi, collegati a profili cliente esistenti.
  • Ogni interazione diventa un touchpoint per arricchire il profilo, sempre con trasparenza e consenso.

    Come fare marketing nel 2025 senza cookie di terza parte

    Arrivati qui, la domanda è inevitabile: “Ma come faccio, concretamente, a fare advertising e misurazione senza i cookie di terza parte?”. Le soluzioni non mancano, ma richiedono di cambiare abitudini.

    Targeting basato su first-party data e audience proprietarie

    Le principali piattaforme (Meta, Google, LinkedIn, TikTok) spingono sempre di più su:

  • Customer Match: carico le mie liste (email, telefoni hashati) e le uso per target o esclusioni;
  • lookalike basati sui miei clienti migliori, non su segmenti generici venduti da terzi;
  • sincronizzazione automatica delle audience dal mio CRM/CDP verso le piattaforme adv.
  • L’adv rimane potente, ma cambia la base: non compro più “donne 25-34 interessate a X” in astratto, lavoro sulle mie audience e su cluster affini costruiti a partire da esse.

    Contextual advertising evoluto

    Il vecchio “pubblicare annunci per contesto” è tornato di moda, ma in versione molto più sofisticata:

  • analisi semantica delle pagine per capire il reale contenuto (non solo le keyword);
  • abbinamento tra contenuto e intenzione (informazione, confronto, acquisto imminente);
  • uso di creatività dinamiche adattate al contesto, non solo al profilo utente.
  • Non seguo più l’utente ovunque vada, ma scelgo con cura i contesti in cui il mio messaggio ha senso.

    Modelli di misurazione privacy-centric

    Questo è uno dei punti più delicati. Con meno tracciamento individuale, cambiano anche le logiche di misurazione:

  • più modelli probabilistici (es. conversion modeling di Google);
  • uso di server-side tracking per ridurre la dipendenza da cookie di browser;
  • incrementalità e test A/B per capire l’impatto reale delle campagne;
  • attribuzione sempre più multi-touch basata su dati aggregati, non su percorsi utente dettagliati.
  • Per molte aziende questo significa anche investire di più in competenze di analisi interna, senza delegare tutto ai report standard delle piattaforme.

    Soluzioni tecnologiche da considerare nel 2025

    Nessuna tecnologia, da sola, risolve il problema. Però vedo alcune categorie di soluzioni che diventano sempre più importanti nel mix.

  • Customer Data Platform (CDP) per unificare profili, segmentare, attivare audience sui vari canali.
  • Consent Management Platform (CMP) per gestione trasparente e centralizzata del consenso.
  • Data warehouse / Lakehouse per analisi avanzate, reportistica, modelli di AI proprietari.
  • Marketing automation e orchestration per orchestrare email, SMS, push, campagne adv su base dati unificata.
  • Soluzioni di server-side tracking per raccogliere eventi in modo più stabile e rispettoso della privacy.
  • Piattaforme di testing e sperimentazione per A/B test continui su sito, app, creatività e funnel.
  • Quando affianco le aziende nelle scelte, suggerisco sempre di partire da una domanda semplice: “Questa tecnologia mi aiuta davvero a sfruttare meglio i miei first-party data, o aggiunge solo un altro silos?”.

    Come impostare un percorso concreto nel 2025

    Per non restare nell’astratto, preferisco chiudere con uno schema di lavoro che vedo funzionare nella pratica.

    Fase 1 – Analisi

  • Mappare l’uso attuale di cookie di terza parte e le dipendenze critiche (retargeting, misurazione, affiliate).
  • Valutare lo stato dei first-party data (quantità, qualità, fonti, consenso).
  • Analizzare l’ecosistema tecnologico esistente (CRM, analytics, adv, automation).
  • Fase 2 – Fondamenta

  • Implementare o aggiornare la CMP, allineandola con legale e IT.
  • Definire l’architettura dati target (CDP, data warehouse, integrazioni).
  • Stabilire le regole di data governance: chi raccoglie cosa, dove, con quali permessi.
  • Fase 3 – Attivazione

  • Disegnare nuove journey basate su first-party data (welcome series, nurturing, retention).
  • Integrare CRM/CDP con le principali piattaforme adv per audience sincronizzate.
  • Testare campagne basate su audience proprietarie e contextual avanzato.
  • Fase 4 – Ottimizzazione continua

  • Misurare con nuovi modelli (server-side, modellazione, test di incrementalità).
  • Arricchire progressivamente i profili con strategie di value exchange.
  • Iterare: meno campagne “una tantum”, più processi di miglioramento continuo.
  • Non considero la fine dei cookie di terza parte una catastrofe, ma un filtro naturale tra chi faceva marketing “per inerzia” e chi decide di investire in una relazione reale con i propri clienti. Nel 2025, la differenza tra questi due approcci inizierà a essere molto visibile nei numeri, non solo nei convegni.